IL VACONIO
Tra le figure più illustri, native del nostro territorio, emerge il Vaconio, così chiamato dal paese nativo "a Vacuna in Sabinis", eminente giureconsulto, che, fiorito agli inizi del secolo XVI, lasciò gran nome di sè per l'insegnamento della giurisprudenza ed opere famose di diritto civile.
Per l'acutezza delle sue indagini e la molteplicità della sua dottrina fu ritenuto uno dei più cospicui giuristi della sua età.
Maestro al nobilissimo Francesco Colonna, arcivescovo di Taranto, della cui famiglia principesca fu sapiente patrocinatore, coetaneo dei più celebri giuristi del suo tempo come Antonio Goveani, Antonio Conti, Giacomo Raveardi, Rainaldo Corsi, Nicolò Belloni, fu seguito da una falange di amici, ammiratori e discepoli.
Tra questi ultimi possiamo notare Alessandro Albertoni di Carsòli, il quale per alto sentimento di gratitudine verso l'insigne maestro e per offrire agli studiosi qualche saggio del suo versatile ingegno, raccolse, commentò e pubblicò le sue lezioni.
DEA VACUNA
La divinità principale dei sabini era la dea Vacuna.
Il culto di questa divinità con testimonianze si hanno sopratutto tra la fine dell'età repubblicana e la prima età imperiale.
Lungo la via Salaria, tra le attuali cittadine di Cittaducale e Castel S. Angelo, si trova il Lago di Paterno, identificato comunemente con il lacus Cutiliae; il lago era alimentato da una sorgente salutare e sacra a Vacuna.
Nel lago fluttuava una piccola isola appena emergente dalle acque e Terenzio Varrone ricorda il culto arcaico e probabilmente oracolare, legato alle Lymphae Commotiles, così chiamate dallo spostarsi dell'isola.
Un'altra divinità venerata nella sabina (come attestato dalle epigrafi rinvenute a Trebula Mutuesca "Montebuono") e in tutta l'area centro-italica, è la dea Feronia il cui culto è legato alla fertilità e l'agricoltura, il principale santuario Lucus Feroniae si trova nei pressi di Fiano Romano.
Tra le divinità locali ricordiamo Sanctus e Pater Reatinus, inoltre ci sono testimonianze di culti verso Giove, Ottimo Massimo, Ercole.
QUINTO ORAZIO FLACCO
Quinto Orazio Flacco fu il massimo poeta lirico della latinità. Nato a Venosa nel 65 a.C. da un liberto, frequentò a Roma, con grande sacrificio del padre, le migliori scuole del tempo.
Completò la sua istruzione ad Atene e partecipò nello scontro a Filippi nel 42 a.C. tra gli sconfitti.
Le precarie condizioni economiche, aggravate dalla confisca dei beni paterni, lo costrinsero ad accettare un modesto impiego. In quel tempo incominciò a scrivere le prime Satire ed i primi Epodi, che lo fecero conoscere negli ambienti letterari e gli procurarono l'amicizia di Virgilio e di Mecenate, che sarebbe poi divenuto il suo più grande amico, donandogli nel 33 a.C una villa in Sabina ove il poeta si ritirò.
Negli anni seguenti attese alla composizione delle Odi e delle Epistole.
Morì nell'8 a.C., pochi giorni dopo il decesso di Mecenate. Orazio fu poeta assai elegante e cultore impareggiabile dell'espressione finissima.
Egli inoltre introdusse molti metri lirici e neologismi nella poesia latina, che in tal modo arricchì, portandola ad elevatissimi livelli.
UN PO' DI STORIA
Grandi poeti dell'antichità, come Orazio, Ovidio e Virgilio hanno cantato in versi l'amenità di queste terre e possono introdurre all'esplorazione dei differenti paesaggi naturalistici offerti da quest'angolo di Sabina.
L'origine del toponimo Vacone deriva dal culto della dea Vacuna e dal fatto che in questi luoghi doveva trovarsi un fanum vacunae, cioè un tempio dedicato alla dea.
Il culto di Vacuna era molto seguito nell'antica Sabina tanto che lo stesso Numa Pompilio, re sabino di Roma, insegnò al popolo romano a rispettare questa divinità. Secondo la tradizionale interpretazione la dea era protettrice dei villeggianti, di coloro che si davano ai divertimenti ritemprando la propria salute fisica negli spensierati ozi della campagna.
Da ciò sarebbe quindi derivato il vocabolo latino vacare che significa cessare con il riposo dalle molestie preoccupanti dell'animo; come vacanze si chiamano appunto quei periodi di riposo destinati alla tranquillità e ai passatempi.
Secondo altri studiosi, Vacuna va invece considerata come la divinità dei boschi, delle acque, della natura, e della fertilità. Sul suo territorio numerosi sono i resti di età romana, tra i quali spicca la struttura della villa del grande Poeta latino Quinto Orazio Flacco.
La presenza della vicina Fonte Bandusia (Fons Bandusiae), il Pago (Pagus) e la nitida vista del monte Soratte, fanno riconoscere in questi luoghi il fundus donato da Mecenate al Poeta nel 33 a.C.
Le prime notizie del castello di Vacone risalgano al 1027 quando, Susanna, con il consenso del marito Attone, donò al monastero tutto ciò che aveva ereditato dal padre Landolfo e dalla madre Tassia nel castello di Vacone.
Il castello cadde agli inizi del XIII secolo, in potere di una famiglia nobile romana (Ogdolina) ma la popolazione reagì violentemente all'imposizione del dominio signorile tanto da spingere Papa Gregorio IX a riacquistare i diritti del castello di Vacone, in modo da restituire pace e quiete al castello, ma anche all'intera Sabina.
Il castello passò poi agli Orsini nel 1364 che successivamente lo lasciarono in eredita ai Caetani, che a loro volta lo vendettero al Conte Gasparo Spada. Il dominio di Gaspare Spada su Vacone fu costellato da una serie di vessazioni inflitte agli abitanti, obbligati, tra l'altro, a contribuire alle spese per la costruzione del palazzo baronale.
Alla sua morte, avvenuta in Roma nel 1624, gli successe la vedova Virginia Mattei. Il castello fu poi venduto ai Caccia di Sant'Oreste, dai quali passò al marchese Angioletti. Il nobile bolognese nel 1658 la vendette a Guido Vaini, successivamente alla morte di quest'ultimo, il castello venne venduto al nobile reatino Antonio Clarelli.
Il 18 novembre del 1816 il marchese Antonio Clarelli rinunciò ai suoi diritti feudali su Vacone che, con 283 abitanti, divenne appodiato di Torri tornando Comune autoctono nel 1827.